Abusi e maltrattamenti su minori.

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Autore: Beatrice Maiani

Il Congresso d’Europa, nel 1981 definì l’abuso come: “quell’insieme di atti e carenze che turbano gravemente il bambino attentando alla sua integrità corporea e al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono: la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino […] ”.


Si classificano come abuso anche quelle azione che sono volte a ledere l’integrità psico-fisica del minore; questo significa non solo maltrattamenti subiti ma anche assistiti, nonché psicologici: si tratta infatti di atti che negano al bambino la possibilità di esprimere consenso o rifiuto.


L’abuso sessuale infantile non determina nessuna patologia specifica ma predispone a molteplici problematiche ed è per questo considerato “fattore di rischio aspecifico”, può causare disturbi e sofferenze diverse da soggetto a soggetto. E’ noto infatti che il maltrattamento ha, di norma, come conseguenza l’arresto di uno sviluppo equilibrato del minore. I bambini violati sono feriti non solo sul piano fisico, ma anche a livello psicologico e sono proprio i danni psicologici ad essere difficilmente individuabili, spesso affiorano solo dopo lungo tempo. A conferma di ciò si rileva un’elevata presenza di genitori abusanti nelle storie di bambini abusati; trasformatisi da vittima in carnefice attraverso l’imitazione e la messa in atto di strategie di coping apprese nell’estremo tentativo di difendersi da angoscia, vergogna e senso di colpa; emozioni sperimentate soprattutto all’interno di ogni relazioni che implica dare e ricevere fiducia. In questi casi la figura affettiva di riferimento (il genitore, lo zio,..),  è la stessa che induce contemporaneamente fiducia e paura al bambino e questo porta il soggetto a ripetere e rivivere ininterrottamente la propria esperienza traumatica senza possibilità di soluzione.

Di conseguenza, anche il comportamento manifesto è ambiguo e sofferente, caratterizzato da forti estremizzazioni emotive ed emozionali.


L’abuso sessuale sui minori (Psicologia)

Quando il maltrattamento si consuma in ambito intra-familiare, l’abusante mina la relazione del bambino con l’altro genitore (generalmente la madre), procedendo con la svalutazione dello stesso e scaricando poi tutta la vergogna sulla vittima; questo con l’intento di continuare a tenere nascosta la violenza.

Per poter interrompere la catena familiare di sofferenze appare importante intervenire anche sul genitore violento e perverso e non solo sul bambino. Nonostante l’intimazione del silenzio, molto spesso le vittime cercano aiuto. Inviano segnali, lasciano indizi per richiamare l’attenzione.

Tutte le persone ai quali viene affidata la responsabilità del bambino sono invitate a dare ascolto anche alle “grida silenziose”: molti bambini infatti non riescono a parlare delle loro esperienze ed è attraverso la comunicazione non verbale, il corpo, che esprimono disagio o sofferenza.


Dopo lo svelamento del segreto dell’abuso le autorità coinvolte valutano varie possibilità. Tra queste vi è l’allontanamento del minore dal proprio nucleo familiare. Dopo le segnalazioni, da parte della scuola o dei servizi sociali, relative a situazioni pregiudizievoli per lo sviluppo psico-fisico del minore messe in atto da uno od entrambi i genitori, (procedure ex art. 333) ed in seguito a mancata o fallita collaborazione del nucleo familiare con gli stessi servizi si procede con il collocamento del bambino in apposite strutture.

La capacità di valutare segni e sintomi di una reale violenza dipende quindi dalla sensibilità e dalla preparazione degli operatori che sono in contatto con il minore.


L’inserimento in struttura è dunque la prima vera azione volta a proteggere il minore. Qui gli viene offerta la possibilità di sperimentare un contesto alternativo a quello conosciuto, all’interno del quale è anche più facile per gli operatori (assistenti sociali, educatori e psicologi) gestire l’intervento di valutazione e ristrutturazione dell’identità violata del minore. Tale intervento dev’essere strettamente connesso ai tempi evolutivi e ai bisogni del minore, possibilmente senza allontanare il bambino dal centro dei suoi affetti. Come si è anticipato, lo scopo è fornire una visione alternativa della vita, dei rapporti, di se stessi oltre a quella appresa in famiglia, sperimentando altre figure di adulti e altri modelli educativi in un luogo di socializzazione dove il ristretto numero di utenti permette un ascolto attento ed individualizzato del singolo,nel tentativo di non abbandonarlo ad un quasi certo percorso di devianza e di sofferenza. In seguito occorrerà procedere anche alla protezione morale del bambino, cercando di evitare comportamenti colpevolizzanti, pressioni psicologiche e soprattutto impedire di far sperimentare al minore condizioni di vittimizzazione secondaria, avendo presente che i bambini allontanati da casa attraversano una forte crisi dovuta alla perdita dei legami parentali primari.


A tal fine è necessaria la promozione di interventi di rete e la collaborazione tra operatori e servizi che dovranno curarsi di individuare la struttura più idonea per il minore in relazione ad età, tipologia di trauma e necessità specifiche del bambino, oltre a gestire i rapporti e gli incontri con la famiglia per quanto possibile. La presa in carico del minore però ancora oggi non è ottimale, non sempre si mantiene costante e regolare nel tempo soprattutto per quanto riguarda educazione e terapia e questo anche per problemi burocratici e/o di preparazione degli operatori.


Linee guida in tema di abuso sui minori (Psicologia)


All’interno delle comunità, la figura chiave è quella dell’educatore. Il suo compito è quello di sviluppare nel minore capacità di ascolto, osservazione ed accoglienza assumendo atteggiamenti di tutela dello stesso, anche mediante imposizione di limiti ed evitando di accondiscendere ad ogni richiesta.

Per i bambini coinvolti in penose problematiche esistenziali la massima fonte d’angoscia deriva dal fatto che gli adulti circostanti non forniscono occasioni di comunicazione e di dialogo autentico: il trauma diventa tale solo quando manca l’ascolto ed il senso di comprensione da parte degli adulti, in queste circostanze il bambino sente di non poterne parlare, si sente colpevole e cattivo e si fossilizza sull’evento. La disponibilità all’ascolto dell’adulto è una delle principali attività che possono contribuire al riassorbimento del trauma nei bambini, nonché a prevenirlo, rendendo sempre meno sommerso il fenomeno dell’abuso. Nello specifico, per affrontare correttamente con bambini e adolescenti i temi della sessualità e della violenza occorre partire dal gioco e dalla fiaba con i loro codici e la loro modalità del “facciamo come se..”


L’intervento deve inoltre essere incentrato all’incremento dell’autostima, focalizzando l’attenzione sulle potenzialità evitando di provare a colmare le carenze al fine di ricostruire una personalità frantumata. Per poter arrivare a fare ciò occorre prima di tutto dare valore alla quotidianità, ai gesti comuni ed alla familiarità. Proprio nella quotidianità infatti si sperimenta la prima vera occasione di controllo della realtà che richiede una dimensione relazionale e progettuale. Vivere insieme comporta un continuo esercizio di esplorazione, ascolto e comprensione finalizzato alla scoperta di sé attraverso gli altri. Ogni relazione è condizionata alla capacità di far rispettare delle regole, in segno di rispetto per gli spazi altrui, nonché allo sviluppo di capacità di cura e accoglienza.


L’accompagnamento al sonno è un altro aspetto che incrementa il senso di vicinanza e accoglienza; essere presenti quando il bambino va’ a dormire, magari raccontargli delle fiabe o dei racconti lo tranquillizza e gli trasmette senso di partecipazione e interesse da parte dell’adulto. Nel caso in cui il bambino si svegliasse con degli incubi, l’adulto agisce da “contenitore”, così il bambino coglie il coinvolgimento emotivo-affettivo e comincia a non sentirsi più da solo con il suo dramma. Una volta guadagnata la fiducia del minore si potrà accompagnarlo al superamento del trauma, sempre ponendosi come ascoltatori, come “contenitore” dei sentimenti prodotti dall’abuso offrendo occasioni concrete di condivisione e orientando il bambino verso una rielaborazione costruttiva dell’evento.

In sintesi possiamo riassumere che l’intervento su minori abusati dovrebbe essere finalizzato a:

-ascolto ed osservazione del minore;

-creazione di una relazione tra operatore/educatore e bambino;

-aumento dell’autostima del minore;

-far sperimentare una relazione piacevole;

-fornire esperienze di gioco;

-instaurare e consolidare la rete di sostegno del minore.

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